Che cosa è la chirurgia laparoscopica mini invasiva?
La chirurgia laparoscopica mini invasiva è una tecnica chirurgica che viene applicata alle patologie del torace (chirurgia toracoscopica) e dell’addome (chirurgia laparoscopica) da più di venti anni.
La chirurgia laparoscopica non è contrapposta alla chirurgia tradizionale della quale riconosce i medesimi presupposti culturali e scientifici.
La chirurgia laparoscopica può essere ben definita semplicemente un accesso mininvasivo (leggasi meno invasivo) alla cavità addominale mediato da un apparato tecnologico sofisticato, superando la tradizionale laparotomia ovvero le incisioni “classiche” addominali.
Come si applica
In condizioni fisiologiche normali, l’addome è una cavità virtuale e quindi non esplorabile da fibre ottiche/telecamere. Per renderla reale è necessario sollevare la parete, insufflando del gas (CO2 / anidride carbonica) a pressioni controllate, formando in tal modo una camera d’aria: il pneumoperitoneo.
I trocars fungono da porta d’ingresso per fibre ottiche e strumenti operativi creati e studiati appositamente per tale tecnica.
La visione laparoscopica viene ottenuta dalla introduzione nella camera di un endoscopio a fibre ottiche sormontato da una microtelecamera collegata ad un monitor, realizzando così il sistema di ripresa e trasmissione delle immagini.
Il chirurgo, ovviamente, deve rinunciare alla sua percezione tattile e quindi palpatoria degli organi, ma vede aumentare la capacità visiva resa possibile dalla telecamera che è in grado di magnificare l’immagine endoaddominale di 4- 6 volte.
Non potrà preparare il campo anatomico con le mani e con gli strumenti classici, dislocare anse intestinali, tendere e divaricare: manovre utili in chirurgia tradizionale ma anche responsabili di tanti microtraumi in grado di “pesare” sul decorso postoperatorio.
Molti studi hanno infatti evidenziato che gli interventi in laparoscopia sono, rispetto agli interventi tradizionali, meno dolorosi. Consentono un recupero funzionale (ripresa dell’alimentazione, della deambulazione e una dimissione dall’ospedale) più rapido e per tali motivi, hanno un rischio di complicanze infettive e cardiopolmonari più basso in maniera statisticamente significativa.
La pressione esercitata sugli organi dal pneumoperitoneo agevola anche l’emostasi spontanea degli innumerevoli e microscopici capillari che vengono lesi durante l’intervento.
Inoltre il chirurgo, come conseguenza della visione “magnificata”, esegue un gesto chirurgico estremamente più accurato e preciso.
Innumerevoli studi hanno dimostrato che la chirurgia laparoscopica riduce, rispetto agli interventi chirurgici tradizionali, le perdite ematiche intraoperatorie e di liquidi per dispersione anche del calore corporeo, evitando così l’innesco di quei meccanismi che alterano il processo della coagulazione.
Per tutti i pazienti e da parte di tutti i chirurghi
La tecnica laparoscopica non può essere applicata a tutti i pazienti: esistono controindicazioni assolute e controindicazioni relative.
Le controindicazioni assolute sono per quei pazienti affetti da gravi patologie dell’apparato cardiovascolare e polmonare: il rischio per tali pazienti è diverso da paziente a paziente e deve essere valutato da più specialisti quali il cardiologo, il pneumologo, l’anestesista e il chirurgo.
Le controindicazioni relative sono valutate dal chirurgo e sono per quei pazienti che hanno ricevuti uno o più interventi sull’addome: per queste situazioni non esitate a confrontarvi con il vostro chirurgo di fiducia e ponete a lui, in modo diretto e chiaro, i quesiti per risolvere nel migliore dei modi il vostro problema di salute.